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------------------------------[ Carlo Gubitosa ]------------------------------

ALTAIR 8800

Stati Uniti, 1975. L'informatica inizia a uscire dai centri universitari.
Il numero di gennaio di "Popular Electronics" viene spedito al suo mezzo
milione di hobbisti-abbonati. E' nato ALTAIR 8800, il primo personal
computer americano, la macchina attorno alla quale nasce la seconda
generazione degli hacker: gli hacker dell'hardware, che penetrano
all'interno dei segreti di Altair con la stessa passione con cui i loro
predecessori al MIT avevano svelato i misteri dei mainframes.
Curiosamente, quello di Altair e' il primo caso di "vaporware": la fotografia
riprodotta su Popular Electronics e' quella di un apparecchio realizzato
ad hoc, assolutamente non funzionante, e passa molto tempo prima che le
migliaia di pezzi ordinati vengano consegnati.

Alcuni hacker tra i piu' tenaci, per venire in possesso del loro Altair,
si accampano davanti alla sede della Model Instrumentation Telemetry Systems
(MITS), la societa' che produce Altair sotto la guida di Ed Roberts.
Altair e' venduto in kit di montaggio, il cui risultato finale e' una scatola
metallica con pannello frontale composto da una fila di interruttori,
che costituiscono l'unico dispositivo di input, e da due file di piccole
lucine rosse come dispositivo di output. E' basato sul processore INTEL 8080,
costa 397 dollari e ha 256 bytes di memoria. Le istruzioni non possono
essere memorizzate all'interno dell'Altair, ma devono essere inserite a
mano ogni volta che il dispositivo viene acceso. Da qui le tipiche piaghe e
vesciche sulle dita che caratterizzano gli hacker di quest'epoca.

L'HOMEBREW COMPUTER CLUB

Il 5 marzo a Menlo Park nella silicon valley californiana, ha luogo nel
garage di Gordon French il primo incontro dell'HOMEBREW COMPUTER CLUB,
il club degli hacker dell'hardware di cui fanno parte, tra gli altri,
Bill Gates, Stephen Wozniack, Lee Felsenstein e molti altri. Le riunioni
dell'Homebrew divengono un appuntamento fisso per scambiare pezzi di
hardware, idee, programmi, informazioni e progetti. L'Altair 8800 e'
ovviamente al centro dell'attenzione.

Dopo aver letto l'annuncio su "Popular Electronics", Bill Gates e Paul Allen,
che avevano studiato insieme ad Harvard, telefonano immediatamente a
Ed Roberts per proporgli di acquistare il loro interprete BASIC per l'Altair,
scritto assieme a Marty Davidoff. E' la prima vendita di software della
Micro-Soft (a quei tempi c'era ancora il trattino nel nome). In seguito
a questa vendita i due si trasferiscono ad Albuquerque, sede della Mits,
per scrivere un programma in grado di connettere l'Altair con una
unita' a disco. A causa del prezzo ritenuto eccessivo, gli hobbisti
dell'Homebrew Computer Club iniziano a fare delle copie su nastro del
Basic per l'Altair da distribuire gratuitamente.

Nel '77 Ed Roberts viene costretto da difficolta' economiche a vendere
la MITS ad un'altra ditta, la PERTEC. Si scatena una battaglia giudiziaria
in merito di diritti di proprieta' intellettuale del Basic dell'Altair, di
cui la PERTEC rivendicava i diritti in seguito all'acquisizione della Mits.

Gates ed Allen sostengono invece che il Basic era stato dato solamente
in concessione. La questione e' portata davanti a un tribunale che da'
ragione alla Microsoft.

IL SODALIZIO CON IBM E IL FURTO DEL Q-DOS

La grande occasione arriva nel 1980: a luglio Bill Gates viene contattato
dall'IBM. A questo incontro ne seguira' un secondo, un mese piu' tardi,
durante il quale Gates firma un contratto di consulenza con IBM per la
realizzazione di un sistema operativo da utilizzare per i futuri PC
IBM.
Ad agosto Gates acquista per 50.000 dollari dalla Seattle Computer Products
un sistema operativo "veloce e sporco", il Q-Dos, "Quick and Dirt Operating
System" che sara' la base del futuro MS-DOS, destinato a diventare uno
standard nell'ambito dei personal computer grazie alla potenza economica
di IBM e al senso degli affari di Bill Gates. Gates ottiene da Tim Paterson,
che aveva realizzato il Q-Dos, un accordo di licenza non esclusivo, che
prevedeva la possibilita' di rivendere il prodotto. In seguito Microsoft
chiudera' il cerchio comprando tutti i diritti della Seattle Computer
Products, assumendo alle sue dipendenze lo stesso Paterson, che con un po'
piu' di furbizia e di fortuna avrebbe potuto sedersi al posto di Gates
sulla poltrona di uomo piu' ricco del mondo.

Il 12 agosto 1981 il primo personal computer della IBM, basato sul
microprocessore 8086, fa il suo ingresso trionfale sul mercato dei personal
computers. Gia' dalla prima versione dell'MS-Dos il sistema di licenze
software della Microsoft obbliga la IBM e i costruttori di PC compatibili a
pagare una licenza DOS per ogni singola macchina venduta. Questo rendeva
antieconomico installare sui primi PC IBM un sistema operativo diverso
da MS-DOS, per il quale si sarebbe pagata un'ulteriore licenza.

E' per questo che il Dos Microsoft si afferma come uno standard nel
settore dei PC, nonostante non fosse ne l'unico ne' il migliore sistema
operativo per Personal Computer. Sempre per quanto riguarda le pratiche
anticoncorrenziali, gli sviluppatori della Microsoft hanno un vantaggio
di parecchio tempo su tutti gli altri rispetto a qualsiasi evoluzione dei
sistemi operativi. Chi e' tagliato fuori dal ristrettissimo giro del
"segreto industriale" della Microsoft rischia di vedere vanificati sforzi e
ricerche. A questo problema ha cercato di rispondere la filosofia del
Free Software, affidando lo sviluppo dei sistemi operativi e delle
applicazioni "libere" all'intelligenza collettiva della Rete piuttosto che al
protezionismo del segreto industriale. Il 20 novembre 1985 Microsoft mette
in commercio Windows 1.0, esattamente due anni e dieci giorni dopo la
presentazione del prodotto, avvenuta in grande stile e con tutta l'enfasi
che contraddistingue le campagne pubblicitarie dell'azienda di Redmond.

LE PRIME INDAGINI ANTITRUST

Nel 1990 la Federal Trade Commission inizia ad interessarsi alle politiche
di marketing della Microsoft. L'attenzione della commissione federale e'
puntata sulla anticoncorrenzialita' di alcune pratiche di vendita. In
particolare si indaga sulle cosiddette vendite "tie-in", che legano
l'acquisto dei sistemi operativi a quello delle applicazioni software.
Un esempio per tutti, l'accoppiata Microsoft Windows - Microsoft Word.

Le avventure giudiziarie dell'azienda di Bill Gates sono solamente
all'inizio: nel gennaio 1992 la Apple presenta una richiesta di risarcimento
per violazione di copyright indirizzata a Microsoft e a Hewlett Packard.
La richiesta di risarcimento per la Microsoft e' di 4.37 miliardi di dollari,
piu' del doppio del miglior fatturato realizzato fino ad allora dall'azienda.
L'accusa e' relativa all'utilizzo da parte della Microsoft, per la
realizzazione di Windows, di alcune tecniche grafiche che fino al 1989 erano
una esclusiva della societa' di Cupertino.

L'ACCORDO MS-DOJ DEL 1995

Il Department of Justice (Dipartimento di Giustizia) degli Stati Uniti da'
il via nel 1993 ad una serie di indagini sulla scia di quelle gia'
effettuate nel '90 dalla Federal Trade Commission, e nel 1994 inizia la
stesura di un accordo con Microsoft, con il quale si regolano fino all'anno
2000 le pratiche di marketing dell'azienda. Microsoft riconosce che le
licenze d'uso dei sistemi operativi non devono contenere condizioni che si
applicano ad altri prodotti software dell'azienda di Redmond. Secondo
l'accordo, Microsoft non puo' piu' obbligare i costruttori di computer
all'inclusione della licenza di altri prodotti Microsoft come condizione
vincolante per l'acquisto delle licenze per Windows 95. In parole povere,
non si puo' obbligare chi compra licenze di utilizzo per Windows a comprare
in abbinamento licenze per Word o per il pacchetto Office.

Le peripezie continuano: un tribunale americano, a maggio del 1994, condanna
la Microsoft a pagare 120 milioni di dollari per danni alla STAC Electronics,
per essersi appropriata di tecnologia brevettata dalla stessa Stac. La giuria
riscontra che le piu' recenti versioni del DOS Microsoft avevano utilizzato
la tecnologia sviluppata dalla Stac per memorizzare i dati in forma compressa
all'interno del disco rigido. Le versioni incriminate del DOS Microsoft sono
la 6.0 e la 6.2, entrambe dotate dell'opzione DOUBLESPACE. Durante l'estate
Microsoft e' nuovamente al centro dell'attenzione. Bill Gates fa il suo
ingresso nel mercato del multimedia, tentando di stabilire lo standard
Microsoft anche all'interno delle nuove apparecchiature per applicazioni
multimediali. Gates si allea con TCI, Tele-Communications Inc., un gigante
della TV via cavo, con la Sega e con altri operatori del settore.

Nel frattempo arriva il 1995, e a febbraio il giudice distrettuale
Stanley Sporkin si rifiuta di firmare l'accordo redatto l'anno precedente
dalla Microsoft e dal Dipartimento di Giustizia, accordo ritenuto dal giudice
troppo blando e non conforme all'interesse pubblico. La decisione di Sporkin
viene pero' ribaltata dalla corte d'appello, che rimuove Sporkin dal caso.

Il giudice distrettuale Thomas Jackson approva finalmente l'accordo tra la
Microsoft e il Dipartimento di Giustizia, che tuttavia afferma di voler
continuare le sue indagini su MS. L'azienda di Gates, infatti, aveva
richiamato nuovamente l'attenzione su di se' cercando di legare i servizi
Internet e i programmi necessari per collegarsi alla "Microsoft Network" al
sistema operativo Windows 95, cosa espressamente proibita dall'accordo
firmato precedentemente.

I "PECCATI INFORMATICI" DELL'URUGUAY ASSOLTI DA MICROSOFT

Nel 1995 la Microsoft fa parlare di se' anche in America Latina. Antel, la
compagnia telefonica nazionale dell'Uruguay, viene trascinata in tribunale
dal locale ufficio legale della Business Software Alliance, la lobby dei
potentati informatici, a causa della detenzione di software privo di regolare
licenza d'uso, per un valore complessivo di 100.000 dollari. I programmi
"piratati" appartengono a varie ditte, principalmente a Microsoft, Novell e
Symantec. Inaspettatamente, nell'autunno del '97 la BSA abbandonera' il caso,
mentre la Microsoft, il principale finanziatore della BSA, stipula degli
"accordi speciali" con la Antel per rimpiazzare tutto il software
preesistente con prodotti Microsoft regolarmente registrati, sostituendo
anche i prodotti Novell e Symantec, secondo quanto afferma Ricardo Tascenho,
che nella Antel ricopre il ruolo di information technology manager.

La versione di Tascenho e' confermata anche da Eduardo DeFreitas, che fa
parte dello staff legale BSA dell'Uruguay. DeFreitas parla di contatti con
l'esponente locale della Microsoft, Tomas Blatt, che gli ha chiesto di far
cadere la controversia legale in modo da "poter trovare un accordo per il
futuro". Anche Blatt viene contattato, ma si rifiuta di parlare: "non ho
nessuna informazione in merito al caso Antel, rivolgetevi alla BSA
dell'Uruguay." Le aziende concorrenti sono d'accordo nell'affermare che la
Microsoft abusi della sua influenza all'interno della BSA per rafforzare il
suo monopolio a livello mondiale. L'avvocato della Microsoft, Brad Smith,
nega che la BSA agisca in base a istruzioni impartite da Bill Gates, e la
portavoce BSA Diane Smiroldo afferma che tutte le accuse sono "difficili da
credere". I casi non si limitano all'Uruguay, secondo quanto afferma Felipe
Yungman, manager argentino della Novell, che durante alcune indagini per
l'azienda ha scoperto delle trattative "amichevoli" condotte dalla BSA per
conto della Microsoft. I termini del contratto erano sempre l'acquisto
di prodotti Microsoft, con i quali rimpiazzare prodotti Novell, in cambio
dell'"assoluzione" dei peccati informatici commessi dalle aziende. Le accuse
di Yungman vengono appoggiate anche da Mario Tucci, il country manager
della Novell per l'America Latina.

BROWSER WAR

Le prime scaramucce della "guerra dei browsers" iniziano nel 1996. La
Netscape Communications presenta un esposto al Dipartimento di Giustizia
nel quale si denunciano delle pratiche commerciali illecite per la
promozione del browser Microsoft Internet Explorer. Secondo le accuse di
Netscape, Microsoft avrebbe concesso ai produttori di computer che non
installavano Netscape Navigator all'interno delle loro macchine uno sconto
di 3 dollari su ogni singola licenza di Windows 95 (quindi su ogni computer
venduto). Dopo le immancabili smentite della Microsoft il dipartimento di
giustizia richiede all'azienda di Gates i documenti relativi agli accordi
con i fabbricanti e i rivenditori al dettaglio di computer, e a Netscape
vengono chieste ulteriori prove, necessarie all'avvio di una indagine.
L'inchiesta e' ancora in sospeso.

IL PEGGIOR BREVETTO DEL 1997

Il 21 febbraio 1997 l'editor di "Internet Patent News Service", Gregory
Aharonian, assegna a William H. Gates III il titolo di "Peggior brevetto
software dell'anno", un titolo che vuole denunciare la facilita' con cui
vengono rilasciati brevetti negli USA, soprattutto nel settore
dell'informatica, dove i piccoli sviluppatori di software sono costretti a
lavorare camminando su un campo minato fatto da centinaia di migliaia di
brevetti, il piu' delle volte relativi ad algoritmi di base e a tecniche
che ormai sono patrimonio comune di tutti i programmatori.

La reinvenzione indipendente e' la norma nell'ambito della programmazione,
e di conseguenza e' molto alta la probabilita' di dover sostenere delle
spese giudiziarie semplicemente per aver reinventato un algoritmo gia'
brevettato, spese che possono sostenere solo grandi aziende dotate di
uffici legali specializzati. Nulla protegge i programmatori indipendenti
dall'uso accidentale di una tecnica brevettata, e quindi dall'essere citati
in giudizio per questo motivo.

Contro il sistema dei brevetti si e' levata la voce di Richard Stallman, il
fondatore della Free Software Foundation, con un articolo intitolato
"Contro i brevetti software" (Communications of the ACM, gennaio 92,
vol. 35 num. 1), in cui si afferma che "I brevetti software minacciano di
devastare l'industria informatica americana". Il brevetto con cui Bill
Gates ha "vinto" il titolo assegnato da Gregory Aharonian e' il numero
5.552.982, che corrisponde a un "metodo e sistema per l'elaborazione di
campi in un programma di elaborazione dei documenti", praticamente una
tecnica per associare il testo di una lettera ad un numero qualsiasi di
indirizzi a cui spedire la stessa lettera. Un sistema, insomma, gia'
incluso in un numero vastissimo di programmi per l'elaborazione dei
testi attualmente in commercio.

L'UOMO DA UN MILIONE DI DOLLARI (AL GIORNO)

Sempre nel 1997 e' lo stato del Texas che passa all'attacco contro il
colosso dell'informatica. Prende il via una indagine antitrust ufficiale
sulle pratiche commerciali adottate da Microsoft sull'Internet. Al Texas si
aggiunge in seguito anche lo stato del Massachussetts, che inizia una nuova
indagine. A questi due stati si unisce il Justice Department, che il 20
ottobre del '97 chiede ad una corte federale di avviare una causa civile
per la violazione dell'accordo del 1995. Secondo il Dipartimento di
Giustizia Microsoft avrebbe indotto i produttori di personal computer a
pre-installare il proprio browser Internet Explorer sui PC in vendita.
L'azienda di Redmond e' accusata di essersi procurata spazio sul mercato
indebitamente, e a spese della concorrenza. Si richiede una multa di un
milione di dollari al giorno in caso di continuazione delle pratiche
commerciali irrispettose degli accordi.

Non e' il primo caso di "installazione obbligata" da parte dell'azienda di
Redmond: gia' a partire dalle prime versioni dei sistemi operativi
Microsoft i produttori di computer sono forzati a pagare le licenze di
utilizzo per ogni singola macchina venduta, anche se non tutte le macchine
hanno Dos o Windows al loro interno. Chi non paga su ogni singola macchina
non puo' usufruire di particolari sconti sulle quantita'. Le azioni
anti-microsoft si moltiplicano: il Texas trascina l'azienda in una nuova
causa civile, accusando il gigante del software di interferenze nelle
indagini antitrust dello stato. Anche la commissione europea annuncia
l'avvio di una indagine sulle pratiche commerciali Microsoft.

L'11 dicembre '97 il giudice Thomas Penfield Jackson emette un ordine
temporaneo con il quale si vieta a Microsoft di richiedere l'installazione
obbligata di Internet Explorer agli acquirenti di licenze d'uso per
Windows 95.

PRODOTTI "INTEGRATI"

La compagnia non si arrende, e trascina il caso fino alla corte d'appello,
che nel giugno '98 dara' ragione a Microsoft. Viene emesso inoltre un
comunicato stampa con il quale si spiega che le condizioni poste dal
giudice Jackson sono state comunque rispettate. La scappatoia e' una
semplice lettera inviata ai rivenditori di computer, ai quali viene
consentita la scelta tra una vecchia versione di Windows 95 sprovvista
di Internet Explorer ed una nuova versione con il browser integrato. La
possibilita' di usare la versione "ridotta" di Windows 95 esiste in teoria,
ma non viene utilizzata in pratica per ovvi motivi di convenienza: a
parita' di prezzo i rivenditori di computer preferiscono installare una
versione piu' aggiornata di Windows 95. La possibilita' teorica di scelta
e' tuttavia sufficiente per affermare che non e' Microsoft ad obbligare i
rivenditori all'installazione di Internet Explorer, ma si tratta di una
loro libera iniziativa.

La scelta di integrare i programmi al sistema operativo anziche' metterli a
disposizione in pacchetti separati e' uno stratagemma per aggirare gli
accordi del 1994, secondo il quale "non si proibisce alla Microsoft lo
sviluppo di prodotti integrati".

A sei giorni dall'emissione dell'ordine del giudice Jackson, il
dipartimento di giustizia ritiene che Microsoft, con l'escamotage dei
"prodotti integrati" abbia raggirato l'ordine della corte, e i procuratori
governativi chiedono ancora una volta al giudice Jackson di trascinare
l'azienda di Gates in causa, invocando nuovamente una multa da un milione
di dollari al giorno per la violazione degli accordi datati 1994.

Internet Explorer e' un prodotto separato oppure una parte integrante del
sistema operativo? E' questo il nodo della questione. Il giudice Jackson
afferma che un impiegato del tribunale e' riuscito a disinstallare Internet
Explorer 3.0 in una manciata di secondi, il che dimostrerebbe che il
navigatore non e' un componente cosi' fondamentale o inscindibile, e che la
rimozione del programma non pregiudica il funzionamento del sistema.
Microsoft risponde dicendo che pur avendo rimosso l'icona e alcuni files,
il 95% del codice di Internet Explorer continua a rimanere residente nel
computer.

IL RICORSO IN APPELLO

Nel gennaio 1998 iniziano le prime udienze del ricorso in appello. I legali
MS cercano di sostenere l'inattendibilita' della testimonianza del
professor Lawrence Lessig della Harvard Law School, indicato dal giudice
Jackson come "special master", un esperto super-partes da interrogare in
merito a questioni tecniche. Jackson tuttavia rigetta la mozione, e lo
stesso Lessig insiste sulla sua imparzialita'. Il 22 gennaio MSoft
raggiunge un accordo parziale con il dipartimento di giustizia, portando
avanti allo stesso tempo il ricorso in appello per l'ingiunzione
dell'11 dicembre dell'anno precedente. In virtu' di questo accordo vengono
offerte alle case produttrici di computer due nuove opzioni per le licenze di
utilizzo di WIndows 95, due versioni per l'installazione del sistema
operativo che mantengono all'interno del sistema tutte le funzionalita'
di Internet Explorer, lasciandole pero' nascoste all'interno del sistema,
senza una apposita icona sul desktop che le renda accessibili agli utenti
finali.

A febbraio del '98, i procuratori generali di undici stati USA citano
Microsoft in base a documenti riguardanti l'imminente commercializzazione
di Windows 98. Nel frattempo la deposizione del professor Lessig e' sospesa
da una corte d'appello federale. Gates accetta di comparire davanti ad un
comitato giudiziario del senato per una deposizione sulla concorrenza
nell'industria informatica. Il comitato e' presieduto dal senatore Orrin
Hatch, che invita a deporre anche Jim Barksdale della Netscape Communications
e Scott McNealy della Sun Microsystems.
In Texas un giudice lascia cadere il procedimento giudiziario aperto nel
1994 dal procuratore generale dello stato in merito ad una presunta
interferenza illegale della Microsoft sulle indagini rivolte alle pratiche
commerciali anticoncorrenziali del gigante dell'informatica.

Il 18 maggio il Dipartimento di Giustizia, affiancato dai procuratori
generali di 20 stati USA, da' il via ad una azione giudiziaria contro
Microsoft, tuttora in atto, con la quale si richiede l'eliminazione di
Internet Explorer da Windows 98. Una lunga serie di testimonianze,
deposizioni e schermaglie giuridiche trasformano il processo contro
Microsoft in una lunga e intricata telenovela giudiziaria, che in breve
tempo diventa un vero e proprio evento mediatico.

UN NOME DA 5 MILIONI DI DOLLARI

Il 28 maggio 1998 il Patent and Trade Office, l'ufficio marchi e brevetti
degli Stati Uniti, assegna la titolarita' del marchio "Internet Explorer"
alla SyNet, una piccola azienda di software di Downers Grove, Illinois,
che aveva citato la Microsoft per violazione del diritto d'autore. Infatti
il nome "Internet Explorer" era stato gia' brevettato dalla SyNet nel 1994,
un anno prima che l'azienda di Bill Gates mettesse in commercio l'omonimo
programma per la navigazione Internet. Nella citazione era contenuta una
richiesta di risarcimento per dieci milioni di dollari, a cui i legali
Microsoft avevano risposto con una proposta di riconciliazione per la somma
di 75mila dollari. Dopo il primo rifiuto di Dhiren Rana, fondatore della
SyNet, l'offerta sale a ben 5 milioni di dollari, davanti ai quali la SyNet
non si tira indietro.

IL TRIONFO DI BILL

Nel frattempo il 24 giugno una corte d'appello federale emette una sentenza
che ribalta completamente l'ordinanza del dicembre '97 emessa dal giudice
Jackson. Secondo la corte d'appello Microsoft ha il diritto di pretendere
dai costruttori di computer, se intendono installare Windows sui loro PC,
di installare anche Internet Explorer. Inoltre, sempre a giudizio della
corte d'appello, il Tribunale che ha aperto le vicende giudiziarie avrebbe
commesso anche errori di procedura e di merito abbastanza pesanti.

Un vero trionfo per Bill Gates, che subito dopo la sentenza vede le azioni
della sua azienda andare alle stelle. La sentenza coglie di sorpresa tutti
quelli che davano per spacciata la Microsoft a causa dei documenti presentati
da Joel Klein, il responsabile della divisione antitrust americana. Le prove
piu' scottanti sembravano provenire dalla stessa Microsoft: memorandum,
messaggi di posta elettronica e altri scritti compromettenti, nei quali
quadri Microsoft ammettono che Internet Explorer avrebbe dovuto essere
vincolato strettamente a Windows 98, dato che non avrebbe potuto conquistare
in nessun altro modo una posizione dominante nel mercato.
"Opporre un browser a un altro e' difficile, dal momento che il Netscape ha
l'80 per cento del mercato e noi soltanto il 20 ... sono convinto che
dobbiamo sfruttare Windows: e' l'unica cosa che loro non hanno". Sono parole
di James Allchin, vicepresidente della Microsoft.

E ancora: "Sara' molto difficile incrementare la quota di mercato di
Internet Explorer unicamente in base ai suoi pregi. Sara' piu' importante
appoggiarsi sul vantaggio dato dal sistema operativo per fare in modo che
la gente utilizzi il nostro programma al posto del Navigator". Questa volta
a parlare e' Christian Wildfeuer, un altro esponente di alto livello
dell'azienda di Bill Gates. Tutto questo e molto altro nei memorandum
Microsoft esibiti come prove dalla commissione antitrust. Purtroppo queste
prove non sono bastate a fermare la Microsoft nella sua corsa senza regole
per la conquista della supremazia nel settore dei browser.

I COMMENTI

Molti i commenti alle vicende giudiziarie dell'azienda di Gates, tra cui si
leva la voce di Mitchell Kapor, lo storico fondatore della Electronic Frontier
Foundation. Secondo un articolo diffuso dallo stesso Kapor, "[...] Le grandi
scoperte nel mondo dell'informatica arrivano spesso da imprese piccole e
giovani. Con l'egemonia di Microsoft grandi settori del mercato del software
- che includono applicazioni come elaboratori di testi e fogli di calcolo, ma
non si limitano ad essi - sono zone minacciate dove i capitalisti e gli
imprenditori avventurosi hanno paura di entrare. [...] l'egemonia di Microsoft
non fara' altro che intensificarsi nella misura in cui Internet sta diventando
parte integrale della nostra vita quotidiana. La guerra dei browsers e' solo
l'inizio. Microsoft reclama il diritto di insediarsi al comando di qualunque
area dell'informatica che sia strategicamente importante - riconoscimento
vocale, applicazioni domestiche, navigazione automatica, ecc. [...]"

NE' MAMMUT NE' DINOSAURI

Un altro commento arriva dal giornalista Jon Katz, in un articolo apparso
sulla rivista Wired: "Quello che e' chiaro e' che il controllo su Internet
e' determinato da fattori che negli anni della sua nascita e del suo sviluppo
iniziale non erano determinanti ai fini delle decisioni: il potere, il denaro
e il controllo delle informazioni. Internet ci parlava, in un primo momento,
degli sforzi, dei progetti, della cooperazione degli individui; della loro
autonomia e della loro liberta' di comunicare tra loro senza intermediazioni.
Una promessa che e' stata mantenuta, almeno fino all'arrivo tempestoso della
smania di lucro e potere. Si', c'era una volta un'Internet dove non c'era
Gates, ne' i governi, ne' i monopoli ne' fantastici investimenti privati, ne'
leggi per controllare o vigilare l'oceano tumultuoso della libera
comunicazione tra individui. Non sono mammut ne' dinosauri a mantenere ancora
vivo il meglio dello spirito originario della Rete, ma sono persone e gruppi
attivi in comunita' virtuali, newsgroups, mailing list, siti web, laboratori
di ricerca, sono programmatori di software libero, editori di pubblicazioni
indipendenti... sono loro che fanno di Internet uno strumento valido per
la comunicazione."

Milano, 4/11/1998
Carlo Gubitosa c.gubitosa@peacelink.it

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